CITAZIONE (Occit@n @ 30/6/2011, 17:44)
L'idea del confine sullo spartiacque alpino fu la costante dell?ottocento e deriva esclusivamente da esigenze militari e difensive.
Si riteneva infatti che possedere lo spiartiacque garantisse una migliore difesa in caso di invasione militare.
Oggi questa teoria fa un po' ridere ma nell'Ottocento le guerre erano essenzialmente di trincea e di fanteria e quindi avere dei monti a cui aggrapparsi era considerato utile.
Fu essenzialmente per questi motivi che nel 1918 si pretese un confine al Brennero e le valli di Postumia e Idria, inglobando territori che non erano abitati da popolazioni italofone e viceversa si abbandonarono al loro destino migliaia e migliaia di italofoni nella Dalmazia centro-settentrionale e nelle isole dalmate ad eccezione di Zara e delle isole di Cherso-Lussino.
A mio parere questo discorso è delirante perchè da una porta ingloba popolazioni che hanno sempre visto l'Italia come un nemico da combattere creando solo problemi, dall'altra si è persa per sempre invece la testimonianza della cultura italiana in regione che per millenni gli erano appartenute.
Che senso ha avere sotto il proprio dominio zone come la Val Pusteria e la Valle Aurina dove NESSUNO parla italiano e dove l'Italia è vista come un invasore e invece vedere che lo straniero domina e calpesta città italianissime come Zara o isole come Lissa, Curzola e Lesina dove le tracce della Serenissima e quindi dell'Italia sono ovunque?
bèh dai occitan, l'idea che le alpi fossero il nostro "limes" naturale è eradicata da sempre nella cultura italiana.
come se ne parlava tra me e mars , le alpi non sono una catena filiforme, ma sono un massiccio roccioso che si estende lungo l'asse est-overt e sud-nord.
se uno lo vuole dividere, in maniera prettamente geografica, lo spartiacque esiste.
che poi gli uomini hanno deciso di usare un confine "geografico" come confine di stato come ho detto, è arbitrario degli uomini.
come hai fatto notare all'epoca lo spartiacque era il confine che si poteva identificare meglio, e per cultura guerresca era il miglior confine possibile, perchè obbligava il nemico a non passare per le montagne alte, ma di fatto a passare per le poche vallate, facilmente controllabili dalle cime alte conquistate
ovviamente anche io sono dell'idea che non si può pretendere pedissequamente un confine geografico, ma bisogna stare attenti anche a certi confini culturali, che di fatto spostano la linea del confine leggermente + in qua o leggermente in là a seconda delle esigenze.
il problema di fatto era che nel 1918, da vincitori, si poteva pretendere "molto" dall'austria che era vista come sconfitta, quindi a pochi importava dei 300000 tedeschi che rimanevano in italia.
mentre il problema fu che la jugoslavia, se pur con le compontenti croate e slovene che avevano combattuto con gli austriaci, veniva vista ancora come la serbia che effettivamente aveva "vinto" il conflitto.
quindi di fatto erano due nazioni "vincitrici" che si litigavano un bottino di guerra.
Poi tu lo sai che io sono il primo che avrebbe detto "diamogli idra e postumia, non ci prendiamo tutta la dalmazia del nord ma cerchiamo di trattare almeno per avere la costa da zara a sebenico, e soprattutto proviamo a prenderci tutte le isole italiche dalmate".
per fare un esempio delle isole dalmate del sud, forse solo meleda si poteva rinunciare, per il resto curzola lesina lissa e lagosta dovevano esser un arcipelago italiano.
in sede invece dei trattati per la 2a guerra mondiale, vedendo che le condizioni del 1943 (legali tra l'altro come ho detto in un altro th, il governo italiano aveva direttamente trattato con il governo jugoslavo in esilio) erano cambiate, doveva giocarsi la carta del plebiscito, sotto egida degli alleati, anche a costo di perdere qualche montagna sopra merano e bressanone.