| una piccola precisazione in parte anticipata da mars: il nostro alfabeto, che è latino e abbiamo trasmesso a tutto l'occidente, non è niente altro che un evoluzione di quello... greco! non di quello attico, che è quello più famoso in cui si sono espressi i massimi pensatori della civiltà classica, ma quello calcidese, molto simile, infatti a volte si parla di dialetto attico-ionico. Non devo infine rammentare il debito immenso che abbiamo verso la civiltà greca, di cui erano consapevoli gli stessi Italici, e poi i barbari germanici, e noi che siamo il risultato di questa mescolanza. Ho sempre ritenuto che la nostra civiltà poggi su fondamenta greche ben più solide che quelle ebraico-bibliche, anche se la bibbia, purtroppo, ha sostituito l'iliade e l'odissea come testo base per l'apprendimento e l'alfabetizzazione (forse ha pesato anche un fatto di semplicità sia delle storie che dello stile letterario rispetto ai testi omerici che ti costringevano a pensare e sognare, non solo a memorizzare), e l'eredità greca è qualcosa che non possiamo perdere, intendo una eredità "viva", parlata, scritta, non solo quella studiata (male) tra gli specialisti in certe scuole.
Gli Arabi o i Cinesi parlano e scrivono ancora le lingue che sostanzialmente parlavano millennni fa, anche se più o meno standardizzate. La Turchia si è fatta spazio in Europa con la spada e il cannone, e grazie alle divisioni interne tra gli stati europei occidentali, e la debolezza di quelli orientali, non perché fossero i benvenuti. Io come sapete sono agnostico massimo deista, ma riconosco che la civiltà occidentale ha perduto pezzi importantissimi con l'erosione costante di territori cristianissimi (ben più di quelli occindetali, almeno in epoca tardo antica), come Egitto, Siria, nord Africa, e poi tutta l'Anatolia, la Tracia, i turchi hanno compiuto notevolissimi progressi nell'islamizzare anche i balcani, è inutile nascondersi dietro un dito ma le minoranze (a volte maggioranze), sono forti in Bosnia, Albania, Macedonia, Bulgaria. Ora, il punto secondo me è che non si può sempre dire: va be' ormai le cose sono così, riconosciamo il cambiamento e andiamo avanti. Andiamo avanti, come, con quale progetto? Di difendere i confini attuali, o fregarcene anceh di questi? Nessuna idea di recuperare il terreno perduto poi?
Io sono favorevole alla Turchia in Europa ma solo in funzione di indebolimento degli organismi centrali di quest'ultima, mai e poi mai cederei un millimetro in qualsiasi ingerenza turca in Europa, e al contrario auspico che i rivolgimenti della Storia consentano prima o poi di ricuperare alla civiltà occidentale tutti gli ex territori dell'impero romano, non certo in un impero "romano", mi sono già espresso sulla mia contrarietà a quest'ultimo nel senso che se dobbiamo riconsocere la gloria che portò ai nostri antenati averlo conquistato, dobbiamo anche riconoscerci che esso fu la nostra disfatta perché ci adagiammo sugli allori, pensammo di poter campare placidamente sulle ricchezze dei provinciali che ci inviavano sotto forma di tasse, ma così facendo ci siamo ammosciati, la nostra economia andò a rotoli, smettemmo di prestare servizio militare, di assumere ruoli di responsabilità, e i grandi personaggi della politica divennero mano a mano troppo deboli per reggere le sorti di un impero ormai multinazionale, col risultato che l'Italia divenne una provincia governata da altri (nell'opuscolo anonimo Expositio totius mundi del IV secolo si dice chiaramente che gli uomini al governo sono in maggioranza ORientali, paflagoni, cilici, galati e pochissimo spazio è dedicato all'Italia). Ecco perché l'Italia deve rimanere stato sovrano e nazionale, così come le altre nazioni, ma dobbiamo cercare di rendercele amici e possibilmente, affini.
Io sarei molto contento se si formassero stati africani donatisti, un Libano maronita, una Siria nestoriana, un Egitto copto, e una Grecia che si estenda fino a Smirne, e all'interno un'Anatolia ortodossa, anche se credo che Atene dovrebbe rimanere la capitale, perché costantinopoli è una città imperiale, che mal si adatta ad essere la capitale di uno stato nazionale greco (e questa sua universalità fu motivo non ultimo che spinse Ataturk ad abbandonarla in favore di Ankara-Angora), e anche per sottolineare che la storia nazionale greca è stata più rigogliosa sotto Pericle e Socrate, che sotto Basilio e Fozio.
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