CITAZIONE (Fab Morgan @ 27/3/2020, 12:27)
Per esempio sempre su Wikipedia leggo "Notevoli sono stati gli sforzi da parte francese per sottoporre il nizzardo all'autorità del Conselh de la lengua Occitana, per poter abbassarlo e ridurlo al livello di mero patois, piuttosto che di lingua.".
Può essere avvenuto, politicamente prima e culturalmente poi, che le "tracce" di contributo ligure al Mentonasco siano state opportunamente ripulite nel tempo seguendo il principio "occitano quindi francese"?
Pur estenuato, provo a scrivere qualcosa purché non si riprenda a sparare cogli obici.
1) Il primo aspetto non ha a che fare con motivazioni d'irredentismo - che non sussistono - o di autonomismo di tipo politico.
E' - semplicemente - una bega di carattere municipalistico, che non può avere alcuna rilevanza, se anche si fosse irredentisti o autonomisti.
1) Nizza si reputa una città importante e non desidera "sottomettersi" - neppure in queste sciocchezzuole linguistiche (ché tali sono) e non potranno mai assurgere ad alcuna importanza politica - alle Istituzioni che "regolamentano" la lingua occitana. Le motivazioni addotte dai Nizzardi sono un po' dei cavilli. Ovviamente, a Nizza andrebbe bene tutto se le sedi fossero in loco. Ma esse si trovano - tradizionalmente - in città quali Marsiglia, Tolosa e, allora, non le va bene. Così Nizza, infatti, non acchiappa i fondi e si dispiace. Le ragioni addotte sono speciose. Non si vuole adottare lo standard grafico occitano. Perché quello localistico - niçois - viene reputato più adatto. E' vero, ma la motivazione continua a essere un cavillo. E la faida è motivata dal fatto che Nizza non becca un soldo ... I nizzardi scrivono revoulusioun. Una grafia standard richederebbe revoluçion o qualcosa di simile. Ma sono scemenze municipalistiche, sotto ci sono soltanto i soldi e - in patois - scrivendo "o" o "ou" si capirebbero perfettamente lo stesso. Perché le parole sono le stesse.
Scientificamente non c'è differenza tra patois e lingua. La differenza è solo politica. La lingua presuppone uno stato che l'adotti ufficialmente. Quindi, se vogliamo, il niçois - a parte il fatto che non è più parlato abitualmente - non sarà mai più una lingua. Perché Nizza non avrà mai alcuna forma d'indipendenza statuale.
Fino a quando è stato lingua? Se vogliamo cavillare, fino all'anno 1561 - anno in cui è stato ufficializzato l'uso dell'italiano nel Nizzardo occitano e quello del francese nella Savoia franco-provenzale. Prima del 1561/1600 - e si continuerà anche dopo perché i Savoia erano molto liberali nelle questioni di lingua - si scrisse esclusivamente in latino o in provenzale. Anche nelle opere "scientifiche". Il primo libro stampato in lingua occitana - Lo compendion de l'abaco- è stato scritto nella lingua occitana di Nizza - l'anno che Colombo scoprì l'America -:
https://fr.wikipedia.org/wiki/Lo_Compendion_de_l%27Abacohttps://fr.wikipedia.org/wiki/Frances_PellosUn altro testo di matematica pratica:
https://fr.wikipedia.org/wiki/Joan_Franc%C...s_Fulc%C3%B2nisL'autore del primo - Francesco Peloso - così andrebbe tradotto il suo cognome in italiano -, nizzardo, alla fine dell'opera scrive:
Complida es la opera, ordenada e condida
Per noble Frances Pellos, citadin es de Nisa,
Laqual opera a fach, primo ad laudem del criator
Et ad laudour de la ciutat sobredicha,
Laqual es cap de Terra Nova en Provensa,
Contat es renomat per la terra universsa.
2) a parte il fatto che non sono mai riuscito a comprendere tutta questa "focalizzazione" su Mentone, mi sembra che non ci si riesca a capire. A parte documentazione antica pressoché inesistente, il mentonese non è documentato se non da metà dell'800. L'opera dell'americano che, per primo - sia pure in modo ancora "rudimentale" - lo testimoniò è in rete - almeno, c'era - e chiunque può studiarla. E il resto è sui libri. No, la Francia non è interessata a bruciare nessun libro e, poi, il problema non è lì. A parte che, nel modo più "grandioso" possibile, ai politici francesi e al popolo francese - mentonaschi inclusi - delle classificazioni linguistiche dei linguaggi non importa un fico secco, le considerazioni - a mio modestissimo avviso, inconcludenti - su aspetti interferenziali espresse dal Forner o da altri non possono essere distrutte da nessuno. Men che meno dalla Francia. E non perché siano scritte su qualche rivista che esiste in copia anche fuori dal suolo francese. E che si spera nessuno invii al rogo. Ma perché - giuste o sbagliate che siano - sono il frutto dell'intelligenza umana. Di un'attività "archeologica" che si definisce "ricostruzione linguistica". E che ambirebbe far luce - del tutto ipotetica, ovviamente - su tutti gli aspetti linguistici precedenti all'anno 1000 e che non possono essere oggetto di documentazione. Sono ipotesi, illazioni, inferenze per le quali gli studiosi non hanno necessità di scavare. Sono le conclusioni dei loro ragionamenti.
Basta una testa, un cervello, una stanza all'Università, un po' di calma.
Ma siccome anche altre persone hanno il cervello e anche altri hanno capito qualcosa del mentonasco, non tutti la pensano nello stesso modo. E non è come in TV che, poi, si scopre chi è l'assassino.
D'altronde i ragionamenti linguistici possono essere "reversibili". Intendo dire che "anch'io ho mangiato la foglia" e sarei in grado di "rivoltare" la frittata. Ma non si giunge mai a nulla di concreto in queste ipotesi relative a epoche così remote. Attualmente il mentonasco non può essere classificato come "ligure" e risulta molto lontano da questa tipologia linguistica. Il brigasco, ad es., manca di molte vocali finali, ha "commonalities" - cioè radici lessicali simili, non eguali - col mentonasco, ecco, allora, che, se si vuole fare un articolo, si può anche formulare l'ipotesi che, prima dell'anno 1000, facesse parte del "continuum" da cui sorsero i dialetti occitani e che fu, in seguito, "ligurizzato". Basta "rovesciare" ciascun argomento e così hanno fatto coloro che hanno dimostrato essere il brigasco un dialetto occitano.
D'altronde, per poter riscontrare scritte solo alcune parole di "ligure" dobbiamo attendere il sec. XII. Sono, comunque, due secoli dopo il 1000 ... E accontentarci di leggerlo riportato in un testo multilingue a opera di un provenzale. Che non si sa quanto davvero lo sapesse o se, piuttosto, non intendesse proporne una caricatura. Non lo sapremo mai:
https://digilander.libero.it/alguas/raimbaut.htmComunque, secondo il giullare provenzale, la donna genovese, riferendosi al proprio marito, dice "chu bello" = più bello. Con un'articolazione palatale che tuttora - si veda la cartina del prof. Pellegrini - delimita - scientificamente - la regione linguistica ligure.
Quindi, questo tratto - fondamentale ai fini della classificazione scientifica - i dialetti liguri - come attesta un "provenzale" (che, evidentemente, ne fu colpito!) li caratterizzava - se non dall'anno 1000 - almeno dal secolo XII.
Ma, altrettanto oggettivamente, il mentonasco possiede, in alcune parole, un'articolazione più avanzata di quella di Nizza, ma, nonostante siano passati altri sette secoli, a quella riscontrabile nell'espressione "chu bello" non è mai arrivato ...
Oltre ad aver perduto la vocale finale di "bellu" - così si pronuncia nei dialetti liguri, ma non, evidentemente, in mentonasco -, tratto "definitorio" non ligure.
Mentre presenta un'analogia impressionante con i patois delle valli piemontesi ...
E, se il suo sviluppo non fosse stato "naturalmente" evolutivo, ma fosse stato "occitanizzato" dal "potere", allora presenterebbe un'aderenza allo standard più prestigioso, quello di Nizza, ancora più significativo ...
Ma, se permangono queste differenze strutturali ancora dopo sette secoli di vicinanza di pochi chilometri con i dialetti liguri, risulta assai probabile che una consanguineità ipotizzabile prima dell'anno 1000 non vi sia stata affatto ...
Inoltre, in tutto l'ampio territorio del provenzale, assai esteso sul suolo francese e che deborda anche sul suolo italiano, non esiste ora e non risulta mai testimoniata una palatalizzazione - dalla struttura "plus" del latino, rimasta tale in francese e in provenzale - così avanzata (assente anche in tutti gli altri dialetti italiani settentrionali e riscontrabile - sebbene, normalmente, meno estremizzata - soltanto in contesti meridionali - ad es., cchiù a Napoli -).
Per chi ha un minimo di frequentazione delle questioni linguistiche è una tesi che risulta insostenibile ...
P.S.: per chi fosse interessato, inserisco tutto il Contrasto, un documento fondamentale relativamente alle fasi "aurorali" dei volgari italiani - si ottiene anche un'idea del provenzale dell'epoca -:
www.classicitaliani.it/duecepdf/Rambaldo_contr_Disc.pdfEdited by CORSICA12 - 28/3/2020, 20:35