| Sunto sulla storia mederna e contemporanea dell'Isola, trovato su internet: Il 15 maggio 1768 la Repubblica di Genova vendette la Corsica alla Francia, col Trattato di Versailles, e la nazione Corsa con a capo Paoli dopo aver lottato contro Genova lottò contro la Francia assai più repressiva ed intollerante. L'8 maggio 1769 i Corsi furono sconfitti a Ponte Nuovo e la pacificazione successiva fu piuttosto brutale (torture ed esecuzioni). Pasquale Paoli è oggi considerato come "il Padre della Nazione" e un vero e proprio eroe insulare, il primo fondatore di scuole corse di lingua italiana, ritenuta una lingua colta per la futura Corsica indipendente. Durante la Rivoluzione, Pasquale Paoli, visto come patriota rivoluzionario è benevolmente accolto a Parigi nel 1790. Tornato in Corsica diventerà capo della Guardia Nazionale della Corsica e Presidente del Consiglio della Contea. Nel 1793 accusato di dispotismo venne dichiarato in arresto dalla Convenzione, quest'ultimo si alleò col Regno Unito e proclamò un anno dopo nel 1794 "il Regno anglo-corso" che durerà due anni fino al 1796 con la definitiva riconquista francese e l'esilio di Paoli in Inghilterra. Napoleone Bonaparte non intraprese una francesizzazione dell'isola, perché lui stesso non era francese né di nascita né di tradizione, anzi appoggiò fino all'ultimo le resistenze paoline. La lingua italiana era molto usata per atti ufficiali e notarili, ma questa venne proibita nel Secondo Impero di Napoleone III all'indomani della conclusione della Seconda guerra d'indipendenza italiana, da questo momento in poi si attuò un'intensa politica di francesizzazione della Corsica. L'isola fu coinvolta solo superficialmente nel Risorgimento con molti intellettuali corsi, tutti filo-italiani che preferivano stare col nascente Stato italiano che sotto la "dittatura francofona". Non vi fu mai da parte del Regno d'Italia il minimo accenno concreto di entrare in rotta di collisione con Parigi per la Corsica. Neanche quando dopo la caduta di Napoleone III, il Re Vittorio Emanuele II non esitò a demolire lo Stato Pontificio nel 1870 ma non attuò alcun tentativo diplomatico-militare per recuperare la Corsica nonostante le continue richieste di Giuseppe Garibaldi. Nel 1896 nacque A Tramuntana, fondato da Santu Casanova, primo giornale di lingua corsa, portavoce dell'identità insulare.
Mentre l'italiano, ancora ben vivo nell'isola all'alba del Novecento, veniva sempre più ostacolato dalla Francia, i corsi iniziarono a valorizzare la lingua vernacolare come strumento di resistenza ai misfatti dell'acculturazione francese, che minacciava di travolgere l'anima stessa della loro isola. La Prima guerra mondiale (1914-1918) coinvolse pesantemente la Corsica rivelando ulteriormente il perdurare della disparità di trattamento verso la sua popolazione nel seno dello Stato francese. Secondo alcune stime, circa il 10% dell'intera popolazione insulare trovava la morte sui campi di battaglia. L'impatto demografico fu disastroso e spinse la popolazione affamata a ridursi ad un'agricoltura quasi arcaica, recuperando tecniche di coltivazione di due secoli prima per sopravvivere. La situazione divenne insostenibile, e molti reduci furono costretti ad emigrare nelle colonie o trovare altri impieghi in continente piuttosto che tornare nelle proprie case in una terra sempre più desertificata sotto ogni punto di vista. Questa diaspora (in Indocina, Portorico e a Marsiglia si sviluppa la Mafia corsa)provocò pesantissime perdite umane ed economiche all'isola.
Tra quelli che rimasero in Corsica si radicalizzò il sentimento di malcontento nei confronti del governo di Parigi, si fece strada un movimento rivendicativo e si riallacciarono i rapporti con l'Italia, che già ai tempi del governo Crispi aveva perseguito lo sviluppo di movimenti irredentisti e una politica estera avversa alla Francia. Nacque quindi per impulso di Petru Rocca nel 1919 A Muvra, un periodico scritto in corso e italiano. Attorno al giornale prese vita nel 1922 il Partitu Corsu d'Azione, autonomista analogo al Partito Sardo d'Azione. Oltre alla fioritura di periodici e giornali, si moltiplicarono studi linguistici per una rivendicazione autonomista ed identitaria però più marcatamente nazionalista che con l'avvento della propaganda mussoliniana si venava d'irredentismo: il governo fascista non lesinava finanziamenti agli indipendentisti corsi e s'istituirono borse di studio per ottenere che i giovani frequentassero le università italiane.
Ovviamente la storiografia e la propaganda politica francese hanno abilmente screditato i movimenti irredentisti"corsisti" dopo questo loro allineamento col Fascismo mussoliniano per allontanarsi dallo Stato francese, additando di simpatie fasciste qualunque corso indipendentista. In verità l'avvento di Mussolini in Italia non fece che seguire un diffuso e davvero mai del tutto sopito sentimento di estraneità dei corsi sotto la Francia. Tanto che tutti i maggiori indipendentisti corsi negli anni '20 furono in esiliati nell'Italia Fascista. Fino al 1940 in Corsica le simpatie italiane raggiunsero punte notevoli, Santu Casanova elogiò la guerra d'Etiopia e gli irredentisti corsi organizzarono pubblici festeggiamenti, che ebbero notevole partecipazione popolare, in occasione della proclamazione dell'Impero Italiano il 9 maggio 1936. Nel 1938 lo stesso ministro degli Esteri, Galeazzo Ciano, rivendicò pubblicamente la Corsica come terra italiana, e questa dichiarazione fu salutata con enorme soddisfazione dai corsi. Nel 1939 Mussolini propose in seduta al Gran Consiglio del Fascismo di appoggia l'autonomia della Corsica, per renderla italiana in tre tempi: ravvivare le tendenze indipendentiste corse, tendere all'indipendenza della Corsica e annessione all'Italia.
Tra il novembre 1942 e il settembre 1943 la Corsica venne occupata militarmente dal Regno d'Italia, il sogno dei corsi di unificarsi con la nazione italiana divenne quasi reale. La Resistenza partigiana corsa si avviò nel 1943, diretta da attivisti comunisti e socialisti dell'isola, e la repressione italiana divenne dura. L'OVRA arrestò e deportò parecchiepersone tra il giugno e il luglio dello stesso anno. Il 10 luglio gli Alleati sbarcarono in Sicilia e il 25 luglio Mussolini venne destituito. I nazisti cominciarono a diffidare dell'alleato italiano e iniziarono ad affluire SS sull'isola. Dopo l'8 settembre le ex truppe d'occupazione italiana si allearono con gli indipendentisti corsi combattendo i nazisti e attendendo la liberazione anglo-americana nel 1944. Nel 1945 un centinaio di corsi furono processati dai tribunali militari francesi ed incolpati di tradimento e collaborazionismo con l'Asse.
Dopo la fine della guerra la Francia perse numerose colonie, dal 1957 e dopo la guerra d'Algeria molti corsi che si erano stabiliti in Nord Africa ritornarono sull'isola specie con ingenti progetti finanziati da Parigi per incentivare le produzioni agricole corse e la viticoltura. Nel secondo dopoguerra il nazionalismo corso era fortemente screditato ed indebolito, ma nonostante ciò riemerse. I primi segni di rinnovato interesse risalgono ai primi anni '60 tra gli studenti corsi a Parigi, con il riconoscimento della cultura corsa. Nel biennio 1964-1965 avvennero lievi attacchi contro le amministrazioni che incentivavano economicamente i rimpatriati dall'Algeria e ricomparirono slogan anti-francesi in tutta l'isola, scritti in italiano. Nacque l'Azione Regionale della Corsica sotto segreteria di Edmond Simeoni. Il Sessantotto permise al nazionalismo corso di riaffermarsi, non più tradizionalista ma progressista di sinistra continuando a mantenere venature romantiche. Il 21 agosto 1975 si ebbe un evento spettacolare organizzato da Simeoni, la sua organizzazione autonomista occupò con una dozzina di amici uno stabilimento di agricoltura pied-noir, di un beneficiario proveniente dall'Algeria di un particolare prestito di Stato e sospetto di frode fiscale. Ben 1.200 gendarmi con elicotteri e veicoli corazzati iniziarono una breve battaglia contro questi autonomisti corsi, lo scontro fece addirittura due morti. Un anno dopo, nel 1976, nacque il Fronte di Liberazione Nazionale Corso, una radicalizzazione del movimento indipendentista corso, ma si sciolse nel 1983, ma continua tutt'oggi nelle sue attività, spesso illegali per lo Stato francese, ambendo all'indipendenza dalla Francia con attacchi a prefetture e stazioni di polizia.
A una conferenza stampa dell'11 gennaio 1996 tenuta nel villaggio di Tralonca erano presenti 600 militanti. Il Fronte di Liberazione in passato si è scontrato con molte altre fazioni indipendentiste corse, ma di recente tutte queste hanno trovato un accordo confermando il loro totale obiettivo di ottenere l'autonomia dalla Francia e il riconoscimento della cultura italiana ???????come parte integrante della cultura insulare. Questa ultima cosa, a me non risulta percio' il punto ??????
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